Gian Luigi Banfi (Milano, 2 aprile 1910 – Gusen, 10 aprile 1945) è stato un architetto e urbanista italiano, antifascista, vittima dei campi di concentramento nazisti.
Dopo gli studi presso il Politecnico di Milano, completati nel 1932, Banfi entrò in contatto coi colleghi Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, e con loro aprì uno studio di architettura - divenuto poi celebre -, denominato BBPR (dalle iniziali dei quattro), cui si devono diversi edifici a Milano e dintorni. In particolare, Banfi partecipò attivamente al progetto del palazzo Littorio di Pavia, nel 1934, nonché ai piani regolatori generali di Aosta e Pila (1936-1937) e al progetto del quartiere Le Grazie di Legnano (1939). In quegli anni lo studio BBPR si distinse come uno dei più aperti in Italia ai contatti culturali con l'estero.
Nel 1938 insieme ai colleghi dello studio gli viene commissionata la realizzazione del palazzo delle Poste, Telegrafi e Te.Ti nel costruendo quartiere E42 a Roma.
In seguito, a partire dall'emanazione delle leggi razziali del 1938, e ancor più durante il periodo di occupazione nazifascista, lo studio BBPR costituì uno dei punti di riferimento per la Resistenza milanese e per il movimento Giustizia e Libertà. A causa di ciò, Banfi fu deportato nel campo di concentramento di Gusen durante la seconda guerra mondiale insieme col collega Belgiojoso, con l'accusa di attività antifasciste. Morì a Gusen di privazioni il 10 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra. La sua morte è narrata da Aldo Carpi, suo amico detenuto, nel Diario di Gusen (ed. Einaudi, 1993, p. 131-32).
Il 19 gennaio 2017 è stata posta una pietra d'inciampo davanti alla sede dello studio BBPR in via dei Chiostri 2 a Milano.